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I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA

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Salgari, Emilio 29 occorrenze

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anni! ... Quale gioia! ... Il destino crudele mi doveva questa rivincita. - E dire che io stavo per uccidervi e che la vostra testa doveva essere il

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per quale motivo lo mi trovo qui prigioniero. - Perché ormai sappiamo che tu sei un thug. - Io! ... Un thug! ... - Sì, Saranguy. - Tu menti! ... - No

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un'occhiata profonda nella deserta jungla sulla quale ondeggiava allora una densa nebbia, carica d'esalazioni velenose, girò su se stesso ed

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vapore il molo del forte William, scendendo la nera corrente dell'Hugly. La notte era assai oscura. Non luna e non stelle in cielo, il quale era coperto

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tese gli orecchi rattenendo il respiro. Quel misterioso niff! niff! si ripeté e molto vicino. - Questa non è la tigre! - mormorò Kammamuri. - Quale

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. Di lì a poco videro due bambù piegarsi e comparire un indiano il quale si curvò verso terra, portando una mano all'orecchio. Stette un minuto così

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su quella donna. - Ma a quale scopo? - Certamente per ucciderlo. - Hai veduto tu quegli esseri? - Coi miei propri occhi. - Sono uomini o spiriti

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una lunga ora. La luna s'alzò sull'orizzonte, illuminando vagamente le foreste e il corso della grande fiumana la quale mormorava gaiamente

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assai sviluppata e due magnifici denti aguzzi, arcuati all'insù. Sul dorso gli era già stata accomodata l'hauda, specie di navicella nella quale

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sul fondo oscuro del cielo, con effetto fantastico, illuminava una vasta e solida capanna di bambù, ai piedi della quale dormiva, avvolto in un gran

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bronzo sulla quale trovò modo di appoggiare i piedi. - Dove sono? - si chiese egli. - Questo pozzo, senza dubbio deve menare nell'interno della pagoda

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quanto il suo passo fosse silenzioso, fu avvertito da quell'uomo il quale s'alzò bruscamente. - Bhârata! - esclamò Tremal-Naik. - Ah! ... Puntò

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, - rispose Tremal-Naik, con un amaro sorriso. - Quale imprudenza! ... Sei ancora convalescente e ... - Taci, sono forte, più forte di quello che credi

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spiavano, si mise a correre verso il luogo dal quale sembrava essere partita la detonazione. Un quarto d'ora dopo giungeva ad una specie di radura, nel

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§La villa del capitano Harry Macpherson, sorgeva sulla riva sinistra dell'Hugly, dinanzi ad un piccolo seno nel quale galleggiavano parecchi gonga e

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quelle manovre, non sfuggirono ad Aghur, il quale credette che il bengalese avesse paura. - Animo, Manciadi, diss'egli, allegramente. - Non credere

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disordinatamente alla deriva. Kammamuri si sforzava, ma invano, di mantenerlo sulla buona via e Tremal-Naik cercava di calmare la tigre, la quale, spaventata da

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Nagor? - È rimasto fuori! - Dammi la testa. - Quale testa? - Quella del capitano Macpherson. - Siamo stati battuti, Kougli. L'indiano fece tre passi

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sulla riva del fiume e contemplava con occhio umido la jungla, sulla quale scorreva un lieve soffio di vento, imbalsamato dal profumo dei gelsomini e

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collocano i loro idoli. Nella provincia di Guzerate esiste un banian chiamato Cobir bor assai venerato dagli indiani ed al quale non esitano a dare tremila

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seduto dinanzi al prigioniero, il quale non istaccava i suoi occhi dai miei. Passarono tre ore, senza che noi facessimo un movimento. D'improvviso sentii

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sorriso sfiorava le sue labbra. Il suo sguardo si posò subito, con curiosità, su Tremal-Naik, il quale si era messo dietro al capitano. - Ebbene, mio caro

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di Raimangal. Alla prima detonazione che odi, uscirai in mare e mi raccoglierai. Afferrò una corda e discese nella yole la quale rullava vivamente

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la giovanetta e diede di cozzo contro Kammamuri, il quale trasportato dallo slancio, stava per rompersi il cranio contro la parete. - Padrone

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a tempo. - Quale distanza abbiamo da qui al forte? - Meno di dieci leghe. - Quando credi che la spedizione partirà? - All'alta marea, senza dubbio

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delle notti serene seguiva il suo corso, illuminando fantasticamente la corrente dell'Hugly, la quale svolgevasi come un immenso nastro d'argento, fra

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profonda oscurità e fra i corridoi dell'mmenso sotterraneo. Né Tremal-Naik, né il maharatto conoscevano la via, né sapevano in quale luogo fosse

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delle sacre acque del Gange, aspettò che ogni rumore di passi fosse cessato, poi s'inginocchiò dinanzi alla vaschetta di marmo, nella quale guizzava il

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che tu ami ... morrà! ... Quale gioia, al pensare ... che proverà i miei stessi tormenti ... Mi pare di udire le sue urla ... guardala là ... legata

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